Chiediamo ai singoli individui che condividono gli scopi e i valori espressi nella lettera aperta ai Parlamentari biellesi sul Decreto Sicurezza, nella petizione NonAverPaura e nella campagna IO NON RESPINGO!, di essere presenti in Via Italia il 13 Giugno.

venerdì 17 aprile 2009

LA LETTERA

Egregio senatore Gilberto Pichetto Fratin
Egregio deputato Roberto Simonetti


Ci rivolgiamo a Voi che rappresentate il Biellese nel parlamento nazionale e che nelle prossime settimane avrete la responsabilità di esprimere la Vostra opinione ed il Vostro voto sul disegno di legge n. 733/S sulla sicurezza approvato in prima lettura dal Senato.

Nel seguito elenchiamo quali sono gli articoli – in ordine numerico, non di importanza - che a nostro avviso - se confermati – avrebbero forti conseguenze negative anche per il futuro della nostra comunità locale biellese e vi chiediamo di contribuire ad apportare ad essi le modifiche necessarie affinché le disposizioni di legge in materia di immigrazione siano giuste ed efficaci nel rispetto dei diritti di tutti, residenti ed immigrati.

Art. 6, che limita gravemente i diritti della comunità familiare: niente più matrimonio fra un italiano/a e un/a straniero/a senza permesso di soggiorno, in quanto l’irregolare viene espulso mentre in precedenza il matrimonio sanava l’irregolarità. Già oggi si sta diffondendo la prassi di segnalare gli irregolari che chiedono le pubblicazioni del matrimonio: si dovrebbe invece auspicare che la celebrazione del matrimonio e soprattutto la preventiva richiesta di pubblicazioni non esponga a rischio di espulsione chi vuole sposarsi. Se l’intento della legge è di evitare “finti” matrimoni per regolarizzare posizioni di irregolarità, la formulazione adottata non rappresenta un punto di equilibrio, è contraria alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, e precisamente all’art.16 che afferma che uomini e donne hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia. In altre parole, i cittadini extracomunitari che volessero sposarsi hanno diritto a regolare la loro posizione. La norma pone inoltre dei problemi con i principi posti a fondamento del D.Lgs. 30/2007 in ordine al diritto dei cittadini della Unione Europea di circolare e soggiornare, con particolare riferimento all’art. 3 comma II lettera b). Se si aggiunge che l’Italia sta per essere sanzionata in sede europea per la interpretazione – in senso restrittivo – da parte dell’Amministrazione del D.Lgs citato (che recepisce a sua volta la Direttiva CE 38/04) si può comprendere che nasceranno solo problemi.


Art. 21, che introduce il reato di ingresso e soggiorno irregolare nel territorio dello Stato, punito con un’ammenda da € 5.000 a € 10.000. Oltre al rischio di confusione di trattamento - a livello giuridico - tra gli immigrati che lavorano onestamente, spesso sfruttati da datori di lavoro italiani senza scrupoli, e coloro che costituiscono invece un rischio reale per la sicurezza dei cittadini, comunque un’esigua minoranza e spesso anch’essi strumentali alla criminalità organizzata italiana, lo Stato si troverà ad affrontare decine di migliaia di processi che, in caso di condanna, commineranno sanzioni pecuniarie di fatto inesigibili.
L’effetto dissuasivo di questa norma sull’immigrazione irregolare è palesemente nullo: su irregolari nullatenenti una sanzione pecuniaria non ha alcun potere di deterrenza né è verosimile che una persona che rischia la pelle per attraversare il Mediterraneo su un barcone si faccia spaventare da una multa.
La previsione del reato di «ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato» fa leva su una sorta di presunzione di pericolosità dello straniero irregolare che è già stata confutata dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 22 del 2007. Riteniamo che, con l’introduzione di questo reato, non ci si concentri affatto sulle ragioni di una condizione che è ben lungi dal potersi risolvere attraverso politiche così repressive. Un’ulteriore contraddizione sta nel fatto che vengono inasprite le pene ai clandestini nonostante siano molto spesso delle vittime, mentre gli “scafisti”, chi sta a capo delle tratte e gli sfruttatori, non sono toccati dall’articolo.
Per contro questa norma, in relazione al riferimento all’art. 1 della legge 68/2007 – può creare ulteriori problemi con gli stranieri in Italia con visto turistico o per affari: infatti, non sono differenziate le misure per tipologia d’ingresso. Inoltre, non è trattata la specifica condizione dei richiedenti asilo, che già attualmente soffrono di ritardi normativi e burocratici.

Art. 42, che rende più difficile il futuro dell’integrazione. Secondo questo articolo infatti sia per i residenti italiani che stranieri regolarmente soggiornanti è previsto “il divieto di iscrizione anagrafica in mancanza della disponibilità di un alloggio dotato di idonea certificazione dei requisiti igienico-sanitari”. Questa normativa, se approvata, potrebbe portare ad un blocco di massa delle iscrizioni o variazioni anagrafiche, viste le condizioni abitative di molte delle famiglie anche italiane in condizioni di povertà. Ma l’articolo potrebbe causare anche danni maggiori, come un sempre più difficile sostegno alle famiglie in difficoltà, uno scarso controllo sulla scolarizzazione dei minori a causa del venir meno della rintracciabilità delle fasce deboli.


Art. 43, che rende più difficile il trasferimento legale del denaro. Secondo questo disegno di legge i servizi di “money trasfer” (di trasferimento del denaro) devono richiedere - oltre ad un documento di identità - anche il permesso di soggiorno, con relativa segnalazione alle autorità in caso di mancata esibizione del documento. Questo intervento favorisce lo svilupparsi di canali paralleli gestiti dalla malavita per i trasferimenti di denaro ( considerato che le Mafie già oggi sono ben presenti in questo tipo d’affari, poiché sono molto redditizi in termini di influenza economica e di potere ).

Art. 45
- Ulteriore aumento del costo annuale della permanenza in Italia con l’imposizione di una nuova “tassa” sino a 200 euro per il rinnovo del permesso di soggiorno (art. 4 e 5 D.Lgs. 286/98) . Chi si occupa di immigrazione sa che, già oggi, sia la moglie del lavoratore immigrato sia i figli con più di 14 anni hanno ciascuno un onere annuo di Euro 73,22 e che pertanto il restare in Italia viene a costare a uno straniero con moglie e due o tre figli ultra quattordicenni (cosa frequente) rispettivamente Euro 292,88 nel primo caso e Euro 366,10 nel secondo caso.
Gli immigrati costituiscono già una consistente risorsa per l’Italia: ricordiamo che “…anche dal punto di vista pensionistico e della previdenza, gli immigrati finora costituiscono più una risorsa che un problema, dato che gli ultrasessantenni stranieri sono meno di 100mila su oltre 4 milioni. I lavoratori stranieri versano quasi 1,87 miliardi di euro di tasse, attraverso 2 milioni e 300mila dichiarazioni dei redditi. Sono però gli immigrati i primi a pagare di persona le gravi carenze che tuttora affliggono il mondo del lavoro in Italia: basti pensare che 1 lavoratore su 6 che muore sul lavoro è immigrato” ( Aggiornamenti sociali, 2008).
- Mentre è positiva – nello stesso art. 45 - l’introduzione del superamento di prove di conoscenza della lingua italiana per l’ottenimento del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, lo stesso provvedimento deve per coerenza prevedere e garantire corsi di lingua italiana su tutto il territorio nazionale, compatibili con gli orari di lavoro.

- Questo articolo rende inoltre più rigido il rilascio del permesso di soggiorno per i minori non accompagnati, dopo il compimento della maggiore età. Provvedimento che potrebbe favorire un ritorno all’irregolarità e mettere a forte rischio di devianza i neomaggiorenni.

- Dell’art. 45 fa parte anche la possibilità di segnalazione alla polizia da parte del personale medico e delle strutture sanitarie che in realtà è un obbligo per tutti i pubblici dipendenti. In tal modo si mortifica nella pratica quel diritto fondamentale alla salute e alle cure mediche che pure nella forma non è stato posto in discussione, in quanto si nega la possibilità di iscrizione anagrafica di bambini e si nega il riconoscimento da parte dei genitori in posizione di irregolarità del permesso di soggiorno. ma si favorisce la diffusione di una economia illegale del dolore e si espone la pubblica salute ai rischi causati da patologie non curate. Non a caso l’Ordine dei Medici ha già dichiarato la propria contrarietà al provvedimento.

Art. 47, che propone la nuova figura de l’ "accordo di integrazione" per il rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno. Si tratta dell’introduzione del contestato permesso di soggiorno “a punti”, e non solo: l’articolo complicherà maggiormente il percorso burocratico del rinnovo e avrà ricadute significative anche sull’inclusione sociale. E’ sorprendente che non si pensi al contrasto del fenomeno della immigrazione irregolare attraverso l’individuazione di chiari e controllabili canali di regolarizzazione. L’inasprimento del percorso di riconoscimento non faciliterà il processo già delicato dell’integrazione sociale degli stranieri.
A prescindere da ogni considerazione circa gli effetti devastanti di una simile norma sotto il profilo della discrezionalità e dell’assenza di certezza di diritto si deve osservare che essa implica una serie di adempimenti che la nostra Pubblica Amministrazione non è in grado di svolgere: se si pensa che occorrono mesi e mesi per rinnovare il più banale permesso di soggiorno è lecito dubitare fortemente sulla praticabilità reale di una procedura così complessa.

Art. 50, che riguarda le persone senza fissa dimora. Il ddl prevede che esse vengano “coattivamente iscritte all’anagrafe dei residenti del comune di nascita, ove non riescano a dimostrare di avere l’effettivo domicilio in altro comune”. Il rischio di infrangere i loro diritti è reale, oltre all’estinguersi dell’adempimento di doveri di solidarietà da parte degli enti pubblici presso cui i senza dimora effettivamente vivono.

In sintesi le linee-guida di questo disegno di legge configurano una politica del rifiuto dell'immigrazione. Infatti il D.lgs. n. 733/S apporta ulteriori peggioramenti della situazione: da un lato è prevista l’introduzione di istituti destinati ad aumentare gli ostacoli enormi che il migrante regolare già incontra nella conservazione dei titoli abilitativi del soggiorno; dall’altro, si registra un ulteriore peggioramento della disciplina - già estremamente restrittiva – della cittadinanza e la totale assenza di iniziativa su terreni individuati da più parti come essenziali a promuovere un’effettiva integrazione (ad es. il riconoscimento di diritti politici degli stranieri regolarmente residenti). Inoltre vengono introdotte misure che rendono più difficile la possibilità della regolarizzazione.

Riteniamo peraltro che questo disegno di legge, approvato in un periodo di crisi economica e sociale come quello attuale, finirebbe per colpire maggiormente le categorie già a rischio esclusione, che sono poi quelle più esposte alla criminalità, e che invece andrebbero protette (come ha fatto la questura di Verona interpretando in maniera estensiva l’articolo 22 comma 11 del T.U. sull’immigrazione e concedendo la possibilità a chi perde il lavoro di ottenere un permesso per attesa occupazione con validità un anno).

Se approvato, il disegno di legge allontanerà ulteriormente la disciplina dell’immigrazione dal profilo di una normativa giusta ed efficace: l’approccio discriminatorio che ispira le principali innovazioni e il drastico indebolimento delle prospettive reali di integrazione dei migranti non porteranno alcun giovamento alla sicurezza pubblica. Essa può essere perseguita solo con la piena adesione al principio personalistico posto dalla Costituzione repubblicana a base delle garanzie fondamentali dell’individuo e attraverso la promozione di politiche del diritto della convivenza e non dell’esclusione, in coerenza con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

Trattare il tema dell’immigrazione unicamente nei termini dell’inasprimento delle pene significa non solo ledere i diritti inviolabili delle persone, ma anche non affrontare realisticamente e concretamente il fenomeno migratorio. Ci sembra che solo un ripensamento delle politiche di cooperazione internazionale ed una cultura delle regole e dell’integrazione sociale qui in Italia possano andare in una direzione diversa.

E’ vostra responsabilità di parlamentari della nostra Repubblica promuovere una legge giusta che dia realmente sicurezza a tutti coloro che risiedono in Italia, compresi gli immigrati che vivono da anni in questo paese, collaborano alla crescita con il loro lavoro e – anche nel Biellese – contrastano gli effetti di una decrescita che la bassa natalità comporterebbe senza la loro presenza. Buon lavoro!

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